Bullismo
Per “bullismo” non si intendono occasionali azioni negative fatte per scherzo, ma una sequenza, abbastanza stereotipata caratterizzata da intenzionalità (desiderio di ferire), asimmetria di potere nella relazione, persistenza nel tempo, un uso ingiusto del potere, piacere evidente dell’aggressore e sensazione di oppressione nella vittima. L’aggressione può essere perpetrata con modalità differenti, fisiche o verbali di tipo diretto, o con modalità di tipo psicologico ed indiretto, quali la stigmatizzazione e l’esclusione dal gruppo dei pari.
Le ricerche effettuate confermano che il fenomeno interessa dal 10 al 30% degli studenti, è più frequente nelle prime fasi dello sviluppo e tende a diminuire progressivamente con l’età: si passa, infatti, da un 28% nella scuola elementare, al 20% nella scuola media, a circa il 10-15% nelle scuole superiori. Le ricerche dimostrano che l’aver subito episodi di bullismo rappresenta un evento di vita stressante che può influenzare significativamente lo sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza e condizionare negativamente la salute mentale anche in età adulta.
E’ noto che le conseguenze del bullismo sulla vittima non sono solo quelle immediate, derivanti dalle aggressioni fisiche subite, ma comprendono anche alterazioni dell’equilibrio psicofisico che possono diventare croniche ed irreversibili, anche al venir meno della condotta persecutoria che le ha determinate e che sono potenzialmente di estrema gravità e di significativo impatto non solo a livello individuale, ma anche sociale e sul sistema sanitario per l’aggravio di costi che ne derivano.
Le vittime del bullismo possono presentare conseguenze sul piano sociale (insicurezza, scarsa autostima, scarsa motivazione all’autonomia, dipendenza dall’adulto, ritiro sociale), una significativa compromissione del funzionamento scolastico (disturbi di apprendimento e cali di rendimento, determinati da difficoltà di concentrazione, ridotta motivazione e disinvestimento nei processi di apprendimento) ed anche disturbi psichiatrici (disturbi d’ansia, disturbi dell’umore con aumentato rischio di suicidio).
Cyberbullismo
Una nuova forma di bullismo sempre più diffusa è il Bullismo elettronico, con molte analogie soprattutto con le forme di bullismo indiretto.
Il termine inglese “Cyber bullying” (“bullismo elettronico” o “bullismo in internet”) indica l’utilizzo di informazioni elettroniche e dispositivi di comunicazione come ad esempio la posta elettronica, la messaggistica istantanea, i blog, i messaggi di testo quali SMS, i telefoni cellulari, MMS ecc. o l’uso di siti web con contenuti diffamatori, per effettuare azioni di bullismo, o molestare in qualche modo una persona o un gruppo, attraverso attacchi personali o con altre modalità; può anche costituire un crimine informatico.
Il cyber bullying è un comportamento intenzionale e riguarda danneggiamenti ripetuti o continuativi inflitti prevalentemente tramite frasi o immagini elettroniche verso una “vittima designata” che non è in grado di difendersi, indipendentemente che il soggetto sia maschio o femmina.
Gli attacchi informatici possono essere persistenti e ripetuti nel tempo (settimane, mesi, anni); sono portati avanti da una persona o da un gruppo e attraverso la rete raggiungono un gruppo più ampio, avendo così ripercussioni sia nella vita scolastica sia all’interno del gruppo classe.
Vi sono anche alcune ricerche che indicano che i soggetti che agiscono bullismo nei rapporti sociali faccia-faccia, tendono a far ricorso in misura nettamente maggiore degli altri al bullismo elettronico.
Alcune caratteristiche del bullismo elettronico, legate anche ai mezzi di comunicazione usati, sembrano estendere e diversificare la sfera di azione del bullismo, contribuendo a modificarne alcuni aspetti, garantendo un maggiore anonimato del bullismo diretto o di quello indiretto di tipo sociale, anonimato che può far diminuire il senso di responsabilità da parte di chi agisce, permettendo l’azione prevaricante anche da parte di soggetti che nella conflittualità sociale diretta non troverebbero la forza di agire.
Il bullismo elettronico inoltre, con il ruolo rivestito dall’immagine, risente più del bullismo “tradizionale” dell’influenza dei media e delle modalità e contenuti da questi trasmessi. Non va poi dimenticato, in termini operativi, che il bullismo elettronico può essere maggiormente nascosto al mondo degli adulti, a causa di una generale maggiore competenza informatica e tecnologica dei ragazzi rispetto ai genitori o agli adulti in genere ed alla scarsa possibilità di controllare le comunicazioni inviate tramite internet o tramite cellulare.
Nel Cyberbullismo la vittima, non rimane vittima una sola volta, ma diventa la vittima catturata dall’infinito spazio virtuale; l’immagine (fotografia, film, ecc.) che riprende la violenza subita (verbale, fisica), viene immortalata e resa intangibile nello spazio virtuale. Se il bullo diventa “bullo globale” anche la vittima diventa “vittima globale”; ciò comporta che il suo disagio e malessere aumentino in modo esponenziale: il silenzio, l’esclusione, il senso di impotenza, la mortificazione, la vergogna, il timore del giudizio degli altri, che connota ogni vittima di bullismo, diventano spesso insostenibili quando si è alla mercé di un atto di Cyberbulling.
Gli effetti e le conseguenze si potenziano quando si tratta di Cyberbullismo.
Un rischio collegato a questo fenomeno è l’uso a scopo ricattatorio dei filmati. Questa modalità d’azione permette al bullo e al gruppo dei suoi sostenitori di sottomettere completamente la vittima, che diventa una pedina nelle loro mani.
Diversamente dal bullismo tradizionale, nel Cyberbullismo i ragazzi non interagiscono in tempo reale e ciò comporta che l’aggressore non sempre riceve comunicazioni da parte dalla vittima che potrebbero fargli attenuare o modificare i suoi comportamenti aggressivi, e anche che molte vittime si sentono impotenti perché non possono identificare e quindi rispondere adeguatamente al loro aggressore.
La difficoltà di identificazione del possibile aggressore, che quindi lo rende anonimo agli occhi della vittima, è una caratteristica peculiare e fondamentale in questo fenomeno.
L’anonimato è entrato a far parte di molte modalità di comunicazione elettronica e non solo promuove una certa disinibizione, ma riduce anche la responsabilità sociale, rendendo più semplice per i cyberbulli l’adozione di comportamenti ostili ed aggressivi, inoltre può promuove un sentimento di sicurezza facendo decrescere la paura di essere scoperto. Queste caratteristiche di potere fanno si che gli atti di bullismo elettronico possano essere perpetrati anche da chi, nella vita reale, si sente meno forte o è costretto a subire aggressioni.
In questo modo l’ambiente virtuale può diventare un luogo in cui gli adolescenti sono meno portati ad inibire le loro emozioni negative; arrivando ad assumere un comportamento più aggressivo rispetto a quello che i ragazzi potrebbero esprimere nella vita reale.
Per alcuni ragazzi più fragili o che stanno passando semplicemente un periodo di maggiori difficoltà, il tentativo di una comunicazione online rappresenta un estremo tentativo di relazionarsi, di uscire da una situazione ingestibile e intollerabile, per esprimere ed urlare al mondo intero piuttosto che alla cerchia dei propri familiari e compagni, la propria solitudine, rabbia e disperazione. Tuttavia, questo atteggiamento spesso sfugge allo stesso controllo dell’adolescente, rilevandosi piuttosto in termini negativi come nel caso del Cyberbullismo.
L’atteggiamento degli adulti più vicini e dei coetanei della “vittima” è fondamentale perché si possa rompere il muro di silenzio e di indifferenza che spesso circonda i fenomeni di stigmatizzazione e di Cyberbullismo che si verificano tra i ragazzi dimostrandosi solidali con chi subisce gli attacchi, non sottovalutando, quanto sta accadendo.
Gli interventi sulla prevenzione del Cyberbullismo dovrebbero proprio partire dal riconoscimento del fenomeno e delle sue varie manifestazioni, partendo con l’educare i bambini e gli adolescenti ad un uso più consapevole e responsabile della rete e dei social network, con attenzione particolare ai temi dell’identità, del rispetto dell’altro, della dignità e dell’integrazione; incentivare la condivisione ed il racconto degli episodi per evitare l’isolamento tipico delle vittime; garantire reti di supporto, anche psicologico; creare nelle scuole e fuori, luoghi di dialogo e di confronto nei quali giovani e adulti parlino insieme del fenomeno e delle sue estreme conseguenze, attraverso veri e propri atti di crudeltà.
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