SE CI SEI GIA’ DENTRO: COME AFRONTARE UNA SITUAZIONE DI VIOLENZA

Se sono il genitore o l’insegnante

Quando osserviamo un comportamento violento, anche psicologicamente nei confronti dei ragazzi è necessario intervenire senza minimizzare, ma nominando i gesti e chiarendo da subito che si tratta di una forma di dominio, di possesso e non di amore. La giovane età dei ragazzi coinvolti non deve giustificare le forme di violenza.
Si tratta di esprimersi, di indignarsi sul comportamento violento, non esprimendo giudizi sulla persona. In questo modo la ragazza si sentirà meno svalutata e potrà aprirsi maggiormente.
Le domande andranno sempre poste in modo dubitativo, senza dare l’impressione alla ragazza di giudicarla e senza lasciar trasparire la delusione per il fatto che stia vivendo una relazione di maltrattamento con un ragazzo che non riesce a lasciare.
Di fronte ai silenzi è bene non insistere, ma dopo aver problematizzato la questione bisogna lasciare alla ragazza il tempo di riflettere, per poi magari riaprire il dialogo qualche giorno più tardi.
Di fronte invece alla rivelazione di un maltrattamento o di un’aggressione sessuale, tenuto conto che si tratta di un gesto di enorme fiducia da parte della ragazza, è necessario:
Credere a ciò che dice : non bisogna dubitare a priori di ciò che la ragazza dice, o di come ha vissuti certi avvenimenti ma dare peso alle sue parole e trattarle in modo serio. Bisogna pertanto evitare sia reazioni eccessivamente drammatiche sia minimizzazioni che talvolta appaiono reazioni normali come tendenza a non credere all’impensabile.

In ogni caso è bene ascoltare e non procedere con un interrogatorio, non siete degli inquisitori ma è bene rimandare « io ti credo »

  • Porre dei divieti : ristabilire ciò che è lecito da ciò che non lo è permette di riordinare la realtà, spesso mistificata e alterata dall’aggressore;
  • Sostenerlo : parlare viene vissuto come pericoloso, quindi è bene riconoscere il coraggio di chi si apre;
  • Non giudicare la persona violenta, la ragazza potrebbe essere portata a difenderlo e a chiudersi ulteriormente nel silenzio : si valuta l’azione e non la persona;
  • Offrire protezione : sia direttamente, per come ci è possibile che rivolgendosi insieme a un centro specialistico, infatti non tutti si è necessariamente competenti,ed è bene che ci si rivolga insieme a chi è più esperto. La ragazza va comunque rassicurata che un aiuto esperto non significa che l’adulto che riceve la confidenza la sta abbandonando;
  • Evitare di colpevolizzare o di fare discorsi moralistici;
  • Evitare di divulgare la situazione senza l’accordo della ragazza.
Nel caso si tratti di un insegnante è sempre bene comunicare la situazione ai genitori della ragazza. Ovviamente questo non può essere fatto segretamente, ma svelando alla ragazza l’intenzione di condividere con i suoi adulti di riferimento questa problematica. Questa comunicazione può essere fatta in un secondo momento, specificando che non si intende abbandonare la ragazza ma che una situazione così delicata non può essere omessa ai genitori.

Nel caso si tratti di un genitore è bene richiedere un supporto per sè stessi. Non è infatti facile vedere il proprio figlio vivere una simile situazione, in cui non on servono molto i divieti e i controlli, se non a intesire i rapporti e creare nella ragazza un senso di isolamento e solitudine ulteriore. E’ necessario mantenere il dialogo aperto, ma per fare questo nel modo più sereno e proficuo possibile il sostegno di un esperto vi aiuterà a sopportare la sensazione di impotenza e a riacquisire quel senso di efficacia che permetterà di sostenere meglio vostra figlia.

Per chiedere aiuto rivolgiti a Rete Antiviolenza Milano